Condividiamo l’articolo a cura di Pasquale Porcelli, apparso nella rassegna “Sapori in Tavola” del Corriere del Mezzogiorno.
Tra i vitigni autoctoni pugliesi il Nero di Troia è sicuramente quello meno noto; contrariamente al Negroamaro e al Primitivo, non ha mai avuto l’attenzione mediatica che è stata invece dedicata ai suoi conterranei. Eppure non gli manca nulla, anzi direi che assomma in sé alcune caratteristiche molto particolari, non migliori, ma semplicemente diverse dagli altri due storici vitigni pugliesi.
Potremmo considerarlo per le sue caratteristiche il più nordico dei pugliesi. È vero che per certi versi le sue diverse interpretazioni produttive peccano di una certa omogeneità e questo rende difficile avere, dal punto della degustazione, dei riferimenti certi, ma a ben guardare, anzi a degustare con attenzione non è poi così difficile trovare un denominatore comune.
Prendete il Cinque Foglie delle Cantine Lamonarca, Castel del Monte di solo Nero di Troia; l’impostazione è moderna, di quella modernità che vuole vini docili, senza spigolosità, capaci di rendere l’incontro con la tavola un rapporto piacevole senza essere condizionanti, senza essere esuberanti, ma buoni compagni di viaggio.
Non per questo il Cinque Foglie è banale e senza carattere, con il suo bel colore rosso rubino con riflessi violacei. I profumi fruttati ruotano attorno alla ciliegia, mora e mirtilli con lievi percezioni di spezie dolci con accenni balsamici, mentre in bocca risulta morbido, equilibrato con una vena fruttata che ricorda le percezioni olfattive. Una buona acidità sorregge la degustazione ed una tannicità tipica del vitigno, che qui si esprime in modo contenuto e piacevole, completano un quadro molto ben realizzato. Il vino che rientra nel nuovo progetto della Cantina è alle prime battute; il futuro gli riserverà sicuramente un buon successo nella sua tipologia.